Benvenuti in Strider
Strider è un sito Web dedicato all’escursionismo scritto e gestito da Marco, scrittore freelance per diversi periodici d’informatica italiani e internazionali ed escursionista da più di vent’anni.
Siete davvero sicuri che il vostro modo di fare lo zaino, scegliere l’equipaggiamento o cucinare all’aperto, che magari vi soddisfa da parecchi anni, sia davvero il migliore per le vostre esigenze attuali e il più coerente con il vostro amore per la natura? Se la risposta è sì, probabilmente non avete bisogno di questo sito.
In caso contrario, su Strider troverete informazioni pratiche, pensieri, segnalazioni e (ogni volta che sarà possibile) recensioni effettuate sul campo di materiali, attrezzature e tecniche per l’escursionismo davvero efficienti e innovativi ma ancora poco conosciuti in Italia o in generale in Europa oppure, se italiani, ancora sconosciuti all’estero.
Quando possibile, le recensioni saranno ricche di fotografie perchè, anche se gli acquisti via Internet sono molto più diffusi di cinque o dieci anni fa, ben pochi escursionisti comprerebbero materiale così critico come uno zaino o un sacco a pelo senza almeno averne visto più dettagli possibile in fotografia.
Certo, esistono già parecchi blog, forum e portali dedicati all’escursionismo, soprattutto in Nord America. Il motivo per cui nonostante questo ho creato Strider è che non ne ho ancora trovato uno che analizzi quali prodotti e tecniche siano i migliori per un escursionista italiano o europeo, cioè uno che sia davvero utile a chi fa escursionismo dalle nostre parti.
Backpackinglight.com o Backpackgeartest.org, ad esempio, sono portali ben fatti e molto interessanti, ma spesso i loro articoli e recensioni non sono poi così utili o applicabili in pratica da parte di chi va per boschi e montagne soprattutto in Europa. Lo stesso discorso vale per molti siti dedicati al cosiddetto escursionismo ultraleggero (Ultra-Light Backpacking).
Informazioni per straordinari, normalissimi escursionisti
Quasi tutti i fabbricanti di equipaggiamento da trekking di qualità sponsorizzano alpinisti o escursionisti di professione o quasi perchè li aiutino a progettare e collaudare sul campo i loro prodotti. Molti di questi professionisti dell’avventura scrivono o parlano regolarmente delle tecniche e materiali migliori che si sono dimostrati migliori per loro: per persone, cioè, che hanno la possibilità di passare interi mesi alla volta all’aperto e quasi altrettanto tempo per preparare quelle spedizioni. Libri, documentari e siti Web di questo tipo sono un’ottima cosa, sia perchè è estremamente interessante scoprire i segreti dei migliori nel campo sia perchè aiutano i fabbricanti a produrre materiali e articoli sempre migliori.
D’altra parte, quante di queste informazioni sono direttamente utilizzabili o comunque rilevanti per la stragrande maggioranza degli escursionisti? Quelli che hanno un lavoro normale e possono andare per boschi e montagne massimo dieci giorni alla volta, poche volte l’anno (senza nulla togliere, ovviamente, alle loro capacità o al livello delle loro escursioni? Ecco alcuni esempi:
in teoria, il cibo disidratato a casa è molto più conveniente, economico, leggero e compatto di quasi tutte le alternative esistenti per un menu escursionistico, ma ha davvero senso anche per escursioni non molto lunghe? Peso e costi a parte, è alla portata di chi lavora a tempo pieno e vive in un condominio?
progettare e costruirsi da sè zaini, sacchi a pelo, giacche o altri oggetti è l’unico modo per avere un equipaggiamento perfettamente adattato alle proprie effettive esigenze ed è perfettamente in linea con la filosofia dell’autosufficienza così importante nell’escursionismo e nell’alpinismo. Detto questo, quali sono i casi in cui vale davvero la pena di seguire questa strada, e quando è quella effettivamente più ecologica?
Escursionismo sostenibile
“Prendere soltanto fotografie, lasciare soltanto impronte”, ovvero minimizzare l’impatto sulle aree naturali è un obbligo e un piacere per qualsiasi escursionista con un minimo di buon senso. Però solo metà di quest’obbligo si presenta quando siamo effettivamente in mezzo alla natura: evitare fuochi, portarsi via tutti i rifiuti e così via. L’altra metà del ridurre al minimo l’impatto ambientale del tempo che passiamo all’aperto consiste nelle scelte che facciamo prima ancora di arrivarci.
Queste scelte potrebbero comprendere il comprare equipaggiamento che duri il più a lungo possibile, che sia riciclabile o prodotto con materiali riciclati, nonchè col minor consumo possibile di acqua, energia e materie prime non rinnovabili. Oppure preferire cibi prodotti allo stesso modo, il più vicino possibile al luogo dove vengono acquistati (se possibile direttamente dai produttori) ma ancora compatti, leggeri, nutrienti e non deperibili.
In pratica, però, quand’è che ha veramente senso porsi certi limiti? Ovviamente la risposta per un alpinista di professione non può essere la stessa dei “normali” escursionisti part-time, che vanno in montagna un weekend ogni quindici giorni. Nel secondo caso, ad esempio, il modo di fare la spesa o cucinare all’aperto per ognuna di quelle escursioni potrebbe avere un’impronta ambientale molto maggiore di quella di uno zaino o sacco a pelo interamente sintetici che durino almeno quattro o cinque anni. Per articoli come funi o caschi da alpinismo, invece, la sicurezza viene ovviamente prima dell’impatto ambientale.
Strider tenterà soprattutto di rispondere a domande di questo tipo, o almeno a fornire le informazioni adatte per decidere da soli. Suggerimenti, commenti, critiche, segnalazioni di risorse online o richieste di articoli particolari sono sempre benvenuti e dovrebbero essere spediti (ma ricordandosi di rimuovere tutte le cifre dall’indirizzo email!) a marco37@zona-m21.net.
Marco