Un anno con il bodypack Aarn Peak Aspiration
A febbraio 2008 ho iniziato a presentare il bodypack Aarn Peak Aspiration e la coppia di tasche frontali Aarn Expedition. Ho già descritto in un altro articolo le caratteristiche principali del Peak Aspiration. Qui troverete alcune informazioni supplementari dopo più di un anno di utilizzo di questo zaino.
Cosa ci ho fatto?
Non ho ancora effettuato traversate molto lunghe con il Peak. L’ho usato in una varietà di escursioni da uno a quattro giorni negli Appennini Centrali, da zero a duemila metri sul livello del mare, dalla primavera all’autunno. In quasi tutte le occasioni ho caricato sia lo zaino che le tasche fino all’orlo, con carichi fino a 25 kilogrammi. Questo è avvenuto o perché viaggiavo da solo, portando con me tenda, sacco a pelo, materassino, fornello, viveri alcool e acqua per l’intero viaggio o quasi; oppure perché, per una ragione o l’altra, dovevo portare io cibo acqua e giacche a vento per più persone.
Le due uscite più impegnative, ciascuna di quattro giorni, sono state due sezioni della Grande Escursione Appenninica (GEA), al confine fra Toscana ed Emilia Romagna. La GEA è un unico lungo trekking che passa per la maggior parte del percorso proprio sullo spartiacque fra le due regioni. Le due parti scelte da me corrispondono (in linea di massima) al tratto da Passo del Cirone a Foce delle Radici, poiché io ho passato la maggior parte del tempo fra i 1500 e i 2000 metri. La GEA è un percorso bellissimo di cui voglio parlare un giorno su Strider, perché dopo la grande popolarità degli anni ‘80 è stata praticamente dimenticata, ma questa è un’altra storia.
Lo zaino
Dopo aver marciato parecchio con addosso il Peak Aspiration e le sue tasche, posso confermare quanto avevo già anticipato l’anno scorso. Il concetto di bodypack così com’è proposto da Aarn è in generale un’ottimo sistema per percorrere lunghe distanze trasportando carichi pesanti e non, e il Peak Aspiration è un’ottima messa in pratica di quell’idea.
Lungo la GEA ho marciato fino a 13⁄14 ore al giorno con carichi da 20⁄25 kg, su qualsiasi terreno da prati soffici e pianeggianti a sottobosco molto fitto e ripido e stretti sentieri rocciosi. Durante quei giorni il peso dello zaino o, meglio, il suo impatto su schiena e muscoli del collo, non mi ha mai creato problemi. Sembra proprio che, grazie al bodypack e alle tasche, io sia giunto al punto in cui se smetto di camminare è perché, in generale, sono davvero molto, molto stanco oppure perché ho camminato tanto che i piedi mi fanno talmente male da non volerne più sapere. Anche in quei casi, e sono capitati, non ho sperimentato dolori di schiena o al collo degni di nota. Marciare con bodypack e tasche è confortevole anche perché, oltre al bilanciamento del carico, si possono tranquillamente appoggiare mani e avambracci sulle tasche mentre si cammina.
Oltre ad aumentare parecchio, bilanciando il carico, la comodità della marcia, le tasche Expedition sono grandi. Io sono riuscito a farci entrare cinque litri d’acqua, un fornello ad alcool Mini Trangia, un contenitore per alcool da 600 ml, bussola, coltellino svizzero, una macchina fotografica digitale compatta, lampada frontale, alcune piadine e merendine e qualche altra cosetta che ora non ricordo. Le mappe le portavo nelle tasche elastiche esterne. Per l’acqua usavo una borraccia Petzl da un litro e tre sacche Platipus (una da 2 Lt e due da 1 Lt).
Portando lo zaino e le due tasche completamente piene non ho mai provato alcuna sensazione d’instabilità. Questo vale anche per alcuni tratti di sentiero molto, molto ripidi e per due o tre punti in cui non c’era alcun sentiero ma il terreno era così ripido e irregolare che dovevo usare le mani per passare.
Prima di provare zaino e tasche non ero sicuro che sarei riuscito a vedere dove mettere i piedi nei punti difficili del percorso, o che sarebbe stato più complicato respirare a fondo con le tasche frontali e tutte quelle cinghie intorno. Sfortunatamente, fino a ora non ho ancora avuto la possibilità di fare sci da fondo con questo equipaggiamento. Detto questo, dopo più di un anno, posso testimoniare personalmente che quei due problemi non esistono, almeno finché si parla di marcia su qualsiasi terreno.
Stranezze e problemi secondari
Dopo averci percorso non pochi kilometri, consiglio senz’altro i bodypack e le tasche frontali di Aarn e ho ancora intenzione di usarle più a lungo e più spesso possibile. Certo, dopo un anno ci sono diverse cosette che avrebbero potuto andare un pochino meglio, e altre che vi farà comodo sapere prima di scegliere uno zaino di questo tipo.
Il mio Peak Aspiration e le tasche Expedition funzionano perfettamente, ma stanno iniziando a mostrare qualche piccolo segno di usura. Parte di una delle cuciture superiori della tasca destra si è leggermente allentata. La parte destra della cinghia che unisce e stabilizza sullo sterno gli spallacci si è staccata da qualche parte in Emilia Romagna, mentre caricavo o scaricavo lo zaino da una corriera all’altra. Quella cinghia non serve a molto sull’Aarn quando si montano le tasche, perché queste ne hanno un’altra che fa più o meno lo stesso lavoro, ma nonostante questo mi secca aver perso così un pezzo dello zaino.
La fibbia del cinturone ancora regge tranquillamente, ma non si chiude più perfettamente come faceva durante le prime escursioni.
Le tasche frontali non sono assolutamente impermeabili (e questo è detto chiaramente sul sito web di Aarn). Comunque, forse proprio per questa ragione, possono raccogliere abbastanza acqua nel fondo (o forse nel tessuto stesso, non so) da essere l’ultimissima parte ad asciugarsi dopo un violento temporale estivo. Durante quello stesso temporale, ovviamente, tutto quello che era stivato nello zaino vero e proprio è rimasto perfettamente asciutto, grazie alla fodera impermeabile interna.
Ho avuto un altro piccolo problema con le tasche Expedition. Nella parte posteriore c’è un tunnel di tessuto in cui passa una barra metallica che le mantiene rigide in posizione, lontane dal petto, e scarica il peso delle tasche stesse sul cinturone, grazie a un apposito incastro. Per ragioni a me ignote, durante la mia seconda escursione sulla GEA l’estremità superiore della barra della mia tasca sinistra ha iniziato a spuntare fuori dal suo alloggiamento più o meno una volta ogni ora di marcia. Forse questo accadeva perché il velcro che chiude il “tunnel” si era allentato o perché la barra stessa si è deformata, non ne ho idea. In ogni caso, nulla di grave, solo la necessità di rispingerla velocemente nel suo alloggiamento ogni volta che ne usciva.
Un’altra cosa da non dimenticare è che, con questi zaini e tasche, non si può mai essere troppo attenti quando si adattano al proprio corpo le varie cinghie. Come ho già detto più volte bodypack e tasche frontali tengono lontano il mal di schiena, ma solo se si è speso tutto il tempo necessario, la prima volta, per regolarli correttamente.
Occorre fare continuamente attenzione anche quando si sale o scende sui mezzi pubblici e quando si sistema lo zaino nei loro scompartimenti o mensole per i bagagli. Le tasche e tutte le varie cinghie possono incastrarsi in sporgenze o altri bagagli molto più frequentemente degli zaini normali. Quasi sicuramente è così che io ho perso parte della cinghia pettorale.
Per finire, abituatevi a mettere tutto quello che potrebbe farvi comodo durante la marcia in cima alle tasche frontali o nei loro taschini esterni, e assicuratevi di aver allacciato bene le scarpe prima di indossare il bodypack. Camminare a lungo con tasche e Peak Aspiration addosso è un piacere. Mettersi tutto il congegno addosso o toglierselo, invece, è una procedura rapida ma molto più macchinosa che con gli zaini standard, soprattutto con tasche frontali pesanti come lo erano le mie sulla GEA. D’altra parte, riempire al massimo le tasche frontali è esattamente ciò che rende comodi i bodypack di Aarn e il motivo per cui comprarli, quindi il mio non era un caso speciale.
La conclusione? Siate consapevoli fin dall’inizio di queste caratteristiche speciali, preparatevi a gestirle, e con i bodypack di Aarn potrete senz’altro godervi trekking lunghi e faticosi, come ho fatto io durante quest’anno.